Resti dell'antica mole veneto-bizantina, con traccia dei ritocchi gotici sul fianco verso la Salizzada


Il pozzo nel giardino
con l'emblema dei Cappello


Il pozzo nel giardino
con l'artiglio dei Malipiero

L'ingresso dal "portego"
del piano terra al giardino


Il portale veneto-bizantino
con l'arma dei Malipiero


Lo sviluppo architettonico della Cà Grande di San Samuele

 

La Cà Grande di San Samuele è dotata, come tutti i palazzi veneziani, di due piani principali sovrapposti, ma in questo caso ognuno è servito da una propria scala, Porta d'acqua e Porta sulla calle, indipendenti. Al secondo piano nobile si accede attraverso il più antico portale bizantino, mentre, dalla porta principale si accede al grande atrio seicentesco, che conduce al maestoso appartamento del primo piano nobile a cui sono annessi un grande cortile monumentale, la porta sul canale e il contiguo giardino settecentesco.
L'architettura del Palazzo rispetta nel suo sviluppo la tradizione di molti palazzi veneziani, con quella libertà e armonia progressiva di strutture che hanno creato i ritmi pittoreschi e il fascino estroso della città.
L'edificio rivela infatti i segni stilistici della sua multipla nobiltà architettonica, indici di tre epoche sovrapposte l'una all'altra: la bizantina, la gotica e la sei-settecentesca.

Il Palazzo venne edificato, assieme ad alcuni edifici retrostanti, dai Soranzo tra il X e XI secolo in stile veneto-bizantino, come proverebbero il grande portale (al 3201) e la quadrifora con archi a schiena d'asino (oggi inglobata nella successiva fabbrica gotica), situati nel prospetto rivolto verso la chiesa di S. Samuele.
Verso la metà del '300 i Soranzo aggiunsero all'antica loro Ca' Grande un secondo piano, come rivelano le forme archiacute delle finestre. La nuova parte gotica si adattò così al sottostante piano a loggia, rispettando e incorporando elementi della costruzione bizantina.
Dopo la metà del '500 poi, i Cappello decisero di operare un ampliamento del Palazzo, prima di allora avente un impianto visibilmente più stretto e corto, sfruttando uno spazio vuoto sul lato del giardino che portò la facciata sul Canal Grande ad assumere l'attuale larghezza.

L'ampliamento del Palazzo continuò con Catterino Malipiero che nel 1622 portò a termine la costruzione di un nuovo ampio androne d'accesso (il 3200) all'appartamento del primo piano nel luogo dove prima vi era un piccolo palazzetto appoggiato posteriormente a quello sul Canal Grande; edificio di cui gli archi riprodotti qui a fianco sono la testimonianza più evidente.
Nella seconda metà del'600 il Palazzo, con il suo aspetto architettonico che ignora il barocco, è tra i più ricchi e significativi di Venezia.

Prima della metà del '700, infine, i Malipiero portarono a termine, seguendo un articolato progetto ora perduto, un'ulteriore vasta ristrutturazione con l'intento di dare al loro Palazzo una ancora più ampia e degna forma. Il Palazzo fu quindi unito, eliminando la calle che li divideva, all'edificio posto sul lato posteriore unificandone l'aspetto sulla facciata verso il campo.
Oltre a ciò ampliarono il giardino, inglobando anche parte del Ramo Malipiero che costeggiava il Palazzo, e crearono così un nuovo asse prospettico che dall'entrata principale sul campo portava al giardino attraverso il cortile. Ciò è testimoniato chiaramente dalla riproduzione del Palazzo realizzata dal Carlevarjs attorno al 1718 riprodotta nella home page di questo sito. Vi si nota chiaramente come il lato del Palazzo verso la chiesa risulti terminare subito dopo le due porte d'accesso e non, come oggi, una trentina di metri dopo.
Dalla stampa si nota inoltre come dopo queste porte l'edificio fosse delimitato da una calle, detta Malipiero, oggi scomparsa (anche se nel '900 il toponimo fu recuperato cambiando nome alla vicina Calle della Commedia ove era nato Giacomo Casanova).

Nell'800 il Palazzo venne forse trascurato ma si conservò intatto nel suo impianto settecentesco ed è solo con l'inizio del '900 che cominciarono alcuni lavori di recupero, fino a quando la famiglia Barnabò, attraverso radicale il restauro eseguito negli anni '50 sotto la supervisione di Nino Barbantini, non restituì definitivamente al Palazzo, al suo interno ed al suo unico giardino l'antico aspetto.

E sarà quindi solo con l'inizio del 21 secolo, con l'arrivo dei nuovi proprietari, che Palazzo Malipiero potrà aspirare a ricevere attenzioni degne di persone in grado di rispettarlo e perdersi cura.


Spazi espositivi a Palazzo Malipiero
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