
Rilievo attuale del giardino
con legenda delle specie
botaniche principali

Veduta del giardino

Il tempio di Nettuno e la fontana

Veduta del giardino
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Palrticolare dell'ingresso del
giardino
raffigurante l'iniziale dei Barnabò
Il
giardino
Il giardino di Palazzo
Malipiero sorse, con molti altri, alla fine del secolo XVIII,
contemporaneamente al fenomeno della scomparsa dalle aree
marginali della città dei grandi giardini di palazzo,
sostituiti dall'espansione industriale, residenziale e
produttiva.
Probabilmente a causa della
tipologia dell'edificio, caratterizzata da un grande androne
passante dal campo alla corte orientato trasversalmente
rispetto all'ingresso del Canale, l'impianto del giardino é molto
originale: l'area, segnata da un semplice disegno a scomparti in bosso,
si allunga sul fianco del
palazzo con un doppio sistema di allineamento verso la corte
e verso il Canal Grande.
Se quindi dal Canal Grande il giardino risulta diviso in due
parti speculari, con il punto focale che coincide con la
fontana rappresentante il Ninfeo d'Ercole, entrando in
giardino dall'androne seicentesco si coglie appieno la
visione prospettica che collega l'androne stesso alla
fontana e il grandioso Nettuno inserito nella parete opposta
del giardino.
Al fascino della scenografia
del giardino contribuisce sensibilmente dalla fine dell'800 un
ricco arredo statuario. L'utilizzo del bosso, con i suoi
toni cromatici scuri ed intensi e la sua sapiente potatura,
impreziosisce lo scenario e ne accentua la
teatralità.
In giardino l'unione dei
Cappello con i Malipiero è significativamente testimoniata
dalla grande vera da pozzo con l'arma dei Malipiero, su sui
sono raffigurate le sembianze dei due sposi, Caterino e
Elisabetta.
Ad esso si dedicò, con grande affetto, Anna Guglielmi (vedova Barnabò, deceduta nel 2016) che impreziosì l’impianto settecentesco ponendo al centro di un piano floreale la magnifica vera da pozzo nuziale Malipiero-Cappello.
Essa profuse, per anni, i suoi sforzi riempiendo il giardino di ogni varietà di rose (da lei scelte presso il vivaio Vanderborre) e riprese lo sforzo della famiglia Barnabò di traghettare il giardino dall’originale impianto tardo romantico ottocentesco, con la facciata del Palazzo tutta coperta da edera, ad un giardino fiorito in primavera e lo riportò a riscoprire l'antico aspetto molto ammirato da tutti i visitatori.
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